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Il paese di Felice Casorati

Piccolo ma stupendo

Questo piccolo e magnifico borgo è conosciuto per due motivi: per il Castello, dimora storica e perché ospitò Felice Casorati, che di Pavarolo fu sindaco, vi lavorò e qui è sepolto.

Pavarolo, oltre allo  splendido paesaggio della collina torinese, caratterizzato da vigne, boschi di latifoglie e prati, possiede un ricco patrimonio architettonico: la parrocchia settecentesca di Santa Maria dell’Olmo e l’austero castello che domina l’abitato e la valle sottostante ne sono le sue principali espressioni.

Il Castello

Il castello domina la collina di Pavarolo,  con una vista che abbraccia le  Alpi e l’Appennino ligure: è una costruzione imponente che risale al XIV secolo, modificata nel corso dei secoli è passata da fortificazione ad abitazione residenziale. Tolte le merlature e le antiche aperture ad arco acuto – di cui è ancora visibile qualche traccia – furono sostituite da una serie di finestre rettangolari.

Ai piedi del castello si innalza, isolata dagli edifici adiacenti, la torre, simbolo del paese, rappresentata anche nello stemma del comune. L’edificio, che presenta alla base un’apertura dalla quale svetta una scalinata, ha dato adito a diverse ipotesi circa la sua origine e la sua funzione: torre di difesa, porta d’accesso al recinto che circondava il borgo. Sicuramente, nel XVIII secolo, fu trasformato in campanile e dotato di un orologio.

Felice Casorati

Pavarolo è stato scelto come luogo di soggiorno da molti pittori, ma è celebre soprattutto perché qui  abitò e lavorò Felice Casorati, uno dei più famosi pittori del Novecento. Il suo dipinto “Ragazza di Pavarolo” (1937) è esposto  alla Galleria civica d’arte Moderna di Torino.

Felice Casorati e la moglie Daphne Maugham scelsero Pavarolo come luogo di villeggiatura: nel 1930 acquistarono la “casetta bianca”, da cui non riuscirono mai a togliere “l’odore di fieno e di stalla”.

Di Pavarolo Casorati fu anche il primo sindaco, subito dopo la Liberazione. Il legame di Casorati con la cittadina e con il territorio circostante è ampiamente documentato dai paesaggi immortalati in diversi suoi capolavori tra cui “Daphne a Pavarolo”.

Per espressa volontà del figlio Francesco Casorati, lo studio, a strapiombo sulla valle, è stato affidato dalla famiglia al Comune di Pavarolo, per creare un museo permanente e un punto di elaborazione di progetti culturali.

Ultimo ma non ultimo motivo per parlare di Pavarolo è il fritto misto alla piemontese, piatto tipico della cucina piemontese, che si può gustare nei ristoranti del territorio, da accompagnare con il vino rosso locale, la freisa.

Immagini fotografiche: Marco Saracco – Lidia Vergnano 

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