Il fascino delle rampicanti nei giardini delle abitazioni collinari.
Vi è mai capitato di osservare la bellezza di certe dimore immerse nei loro giardini, in collina? In molti casi quelle case sono cresciute insieme ai loro giardini, e alle piante da cui questi erano composti. In particolare il grande fascino di certe ville aumenta grazie alla presenza di rampicanti che ne coprono le facciate. Esistono molte specie di rampicanti, appartenenti a famiglie diverse tra loro, molte di esse si prestano anche come elementi strutturali nella creazione di un giardino. Rose, caprifogli, viti americane, glicini, bignonie, sono solo alcune delle piante che hanno fatto la storia dei giardini della collina torinese. Scopriamo insieme il loro fascino.
Le piante che hanno fatto la storia dei giardini di collina.
Molti continuano a scegliere il falso gelsomino, Trachelospermum jasminoides (foto sotto), una specie robusta e rustica, dalla fioritura bianca, copiosa e profumata. Bisogna riconoscere a questa specie il titolo di “rampicante più popolare” dagli anni ‘90 ad oggi, tanto da risultare talvolta un po’ onnipresente. Il segreto del suo successo è soprattutto nella grande versatilità e adattabilità. Perfetta per il pieno sole e per la mezz’ombra, risulta comunque molto efficace anche in posizioni in ombra; si presta ottimamente alla struttura formale di pareti sempreverdi, è ottima come quinta schermante o separè tra due aree diverse del giardino, tollera potature vigorose. L’accostamento dei falsi gelsomini con le rose è oramai un grande classico. Ideali se affiancati a rose sarmentose come la Noisette “Aimée Vibert” dai piccoli mazzetti di fiori bianchi e profumati, o ad arbustive rosso cupo vellutato, per creare contrasto, come Rosa “Munstead Wood”.
Vorrei decretare il grande ritorno della bignonia. Oggi classificata come Campsis, questo genere di rampicante è stato un vero e proprio cavallo di battaglia nei giardini del passato. Rusticissimo, super rifiorente, vigoroso e dall’aspetto a tratti indomabile, si presta benissimo a crescere su di un gazebo o un pergolato. Da sempre questa pianta colora le estati nelle cascine e nei casali della campagna piemontese, dove è sempre stato un elemento quasi strutturale. Oggi esistono diverse varietà di Campsis, come C. grandiflora, C. x tagliabuana “Mme Galen” e in particolare C. Radicans (foto a lato) che è perfetta per dare vita a un grande esemplare in un giardino spazioso.
La Lonicera (il caprifoglio) è stata considerata da molte persone, in passato, pianta selvatica di minor interesse per il giardino. Fortunatamente, negli ultimi anni, queste piante dall’aspetto naturale e dai fiori soavemente profumati, stanno vivendo un inaspettato successo. Rappresentano ancora una sorta di novità, ma hanno tutte le carte in regola per diventare una presenza stabile nei giardini di collina. In particolare sono interessanti le specie sempreverdi o semi-sempreverdi talune dai fiori piccoli ma intensamente profumati e rifiorenti, adattissime per ricoprire strutture in legno o altro materiale come Lonicera japonica var. chinensis (foto sotto). Si tratta di un caprifoglio semi-sempreverde i cui giovani fusti sono color bronzo e le foglie, persistenti in posizioni riparate, grandi e lucide, virano dal bronzo al verde intenso. Un aspetto che rende preziosa questa pianta è la fioritura prolungata da aprile a luglio. I fiori sono profumatissimi e inebrianti, bianchi e fucsia. Inoltre questa specie porta bacche blu inchiostro molto ornamentali in autunno/inverno. È opportuno ricordarsi che, per i caprifogli, è vitale avere il piede della pianta all’ombra e la “testa” al sole. Un’ottima condizione di crescita è con il “piede” nascosto all’ombra di piccoli arbusti sempreverdi come Cotoneaster “Hybridus pendulus” o Symphoricarpus albus, che schermino le radici dal sole diretto.
Far crescere certe rampicanti tra i fusti di un arbusto di medie dimensioni è un metodo di coltivazione perfetto per alcune specie e ibridi di clematidi dallo sviluppo meno vigoroso. Clematis jackmanii (foto a lato), si presta particolarmente a questo impiego, poiché come tutte le clematidi ama farsi strada all’interno di arbusti di varia dimensione.
Un effetto semplicemente strabiliante è l’affiancamento di varietà a fiore blu-violetto come “Jacmanii” o “The President”, con rose rampicanti come “Maigold” (foto sotto), pimpinellifolia dai fiori giallo che sfumano nell’arancio o come la meravigliosa rosa antica “Ghislaine de Féligonde” rifiorente in mazzetti giallo uovo che sfumano nel bianco.
Focus: tre rose rampicanti per giardini di collina
Le rose rampicanti sono sempre un elemento focale in un giardino e le condizioni climatiche della collina torinese sono molto adatte per la coltura di queste piante in piena terra. Una rosa che richiede davvero poche cure ma necessita di un grande spazio per esprimersi al meglio è senza dubbio Rosa banksiae lutescens (foto sotto), una mutazione della specie botanica normalis, affascinante, senza spine e sempreverde, dalle foglie fitte e lanceolate. Preferisce un luogo riparato e soleggiato e può raggiungere dimensioni davvero impressionanti, fino a 10 metri di lunghezza.
Esistono poi alcune varietà moderne interessanti, molto utilizzate, come “Pierre de Ronsard” (foto sopra), un ibrido di Tea che dagli anni ’80 a oggi ha incontrato grande successo commerciale divenendo la rosa rampicante in assoluto più venduta al mondo. Sicuramente il merito del suo successo sta nei grandi fiori dalla forma antica bianco all’esterno e rosa all’interno.
Ancora una moderna, Rosa “Excelsa” (foto a lato), in fiore da maggio a luglio in mazzetti rosso cremisi, adattissima a creare archi e ad arrampicarsi su strutture e treillage.
È perfetta anche per un giardino fresco, potrebbe acquisire maggior fascino se fatta crescere addossandola al fusto di un albero deciduo, magari inserita in un angolo luminoso ma dall’aspetto boschivo.
La scelta del vivaio per le rose rampicanti
Fondamentale per la ricerca della rosa giusta è instaurare una relazione con vivaisti specializzati. Il primo motivo per farlo, a mio avviso, è per acquistare direttamente da chi le piante le conosce, sa curarle e gestirle al meglio. Acquistare da un vivaista significa instaurare una relazione diretta, senza intermediari, e oltre a stringere legami umani, si possono ottenere consigli preziosi per la manutenzione e le cure da rivolgere alla nuova pianta che troverà dimora presso casa vostra. Nel territorio della collina torinese, ad Arignano, un’eccellenza nel campo delle rose, è senza dubbio Maurizio Feletig, che ringrazio per la gentile consulenza offerta per la determinazione di alcune rose moderne presentate in questo articolo, anche se il suo vivaio è specializzato in rose antiche e arbusti da bacca.
Immagini fotografiche: Manuela Cerri
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