Alchimista per passione

Pochi anni fa è stato al centro della cronaca per aver scoperto il volto della regina Nefertiti, quella dell’icona classica ospitata in un museo di Berlino, nelle venature del marmo sul pavimento dell’ospedale di Chieri. Ma non solo. È riuscito a trovare anche la schematizzazione del Mago, aderente alla descrizione data nei secoli passati, una figura identica a quella rintracciabile nei manuali di Magia operativa del 1200.

Rodolfo Alessandro Neri, 69 anni, radiologo in pensione dal 2011 che attualmente esercita come responsabile del CDPR dell’INAIL, a Torino, da tempo coltiva la passione per l’Alchimia. Di casa a Pino, è autore di diversi romanzi esoterici ed è traduttore di antichi testi alchemici, pubblicati dall’editore Psiche 2 di Torino. Tra i best seller c’è proprio “Anime nella pietra”, un saggio dedicato alle scoperte nell’ospedale Maggiore.

“Anni fa, durante un viaggio a Parigi, mi sono imbattuto nella copia di un raro antico manoscritto di Emanuel Lalande, nome iniziatico Marc Haven, un alchimista di fine Ottocento”.

“Che cosa sosteneva?”

“Tentò di dimostrare la presenza di una iconografia naturale che renderebbe possibile percorrere un itinerario d’Arte in grado di richiamare alla mente gli archetipi originari, noti già alle popolazioni primitive, da cui queste potrebbero avere avuto l’ispirazione per la creazione delle loro opere grafiche, tutt’ora visibili in alcune caverne, incise sulle rocce, nella loro efficace semplicità molto simili ad alcuni Gamahes, che sono poi queste figure create dalle venature del marmo.”

È la lettura del lavoro di Lalande, che accenna anche ad una azione dello spirito sulla materia nella formazione dei disegni, ad averti spinto nella ricerca…”

“Mi ha stimolato a ricercare quanto da lui descritto ed è stato così che ho trovato le figure nei marmi di un luogo in cui ho lavorato fino al 2011, l’ospedale Maggiore di Chieri, presente nella cittadina fin dal 1383.”

“Nel corridoio centrale dell’ospedale, si possono notare sul pavimento in marmo, numerose incisioni naturali. Che Lalande avesse davvero ragione?”

Non lo so. Non prendo alcuna posizione se non quella di testare quanto dice un antico Alchimista verificando la correttezza di quel che scrive. I reperti, frutto del caso, o di una ipotetica azione dello spirito sulla materia, sono comunque suggestivi perché molto simili a disegni realizzati da abili artisti.”

“Una di queste, particolarmente bella, è una serie di linee che ricorda molto da vicino la statua di Nefertiti esposta in un museo berlinese…”

“Nel libro ho descritto più di una di queste figure, in particolare quella la ricorda in maniera impressionante.”

“Del resto, il fenomeno di strane manifestazioni nella pietra non è inusuale sul quotidiano torinese.”

“Su “La Stampa” del 26 luglio 2004, nel pezzo intitolato “I cacciatori di fantasmi decisi a salvare la casa delle facce”, a firma di Fabio Galvano, viene descritta con tanto di documentazione fotografica una abitazione situata a Belmez de la Moraleda in Andalusia. Questa è diventata da circa una trentina d’anni meta di pellegrinaggio da parte degli studiosi del paranormale a causa delle strane manifestazioni che avvengono sul pavimento dell’edificio in cui si formano con rapidità incredibile disegni, a volte rappresentati con tratti molto semplici, ma raffiguranti chiaramente volti umani.”

Qual è dunque il significato di una manifestazione facilmente riscontrabile, agevolmente reperibile a volontà nella pietra, o meglio, nella materia da cui siamo circondati?”

“Il gamahes è di sicuro uno sprone a esercitare la fantasia, a confrontare quanto si vede inciso naturalmente su di una roccia o altrove con ciò che conosciamo.”

“Probabilmente questo è il motivo per cui la pietra è sempre stata avvertita come elemento “vivo”?”

“Si dice sia in grado di emanare una notevole energia, argomento questo dimostrato dall’utilizzo in uso ancora oggi dei cristalli che “regalano benessere” e anche dalla periodica comparsa di numerosi testi sulle “pietre che guariscono”, come nel caso della chiesa di Oropa, costruita a ridosso di una pietra. Questa se sfiorata, aiuterebbe secondo la leggenda, il concepimento.”

“Come è nata la passione per l’alchimia?”

Fin da bambino, il mio interesse era per un personaggio di cui leggevo le vicende nel Corriere dei Piccoli, Pier Cloruro de Lambicchi, uno scienziato stravagante che riesce ad ottenere un prodotto particolare “L’arcivernice” una tintura speciale che spalmata sulle figure, le rende vive e vitali, facendole letteralmente saltare fuori dai testi con la possibilità di interagire con l’inventore, normalmente rivoltandosi conto di lui.”

“Questo colpisce la fantasia…”

“Al punto che, nelle mie intenzioni di bambino, cercavo di ottenere quella magica vernice cominciando con il tentativo di frantumare una pietra. Crescendo ho scoperto che questa è la prima operazione che si compie in Alchimia: il pestare in un mortaio un minerale di cui la Tradizione vuole che venga mantenuto segreto il suo nome.”

“L’Alchimista lo scoprirà grazie a una rivelazione che potrà avvenire da bocca a orecchio, da parte di un Maestro.”

O riceverne indicazioni in sogno o per ritrovamento casuale. È un classico il fulmine che spezza in due un albero o una roccia che celava un libro in cui è contenuta la soluzione all’enigma.”

“E Neri trova il suo maestro intorno ai 40 anni.”

“Ho poi avuto la fortuna di trovare il Maestro, purtroppo scomparso prematuramente, Paolo Lucarelli, che fu allievo di Eugene Canseliet, grande Alchimista contemporaneo, con cui ho avuto il piacere di studiare e di seguirlo in alcune fasi del lavoro.”

“È sorprendente, ma l’Alchimia è conosciuta da sempre in tutto il mondo…”

“È la prima cosa che ho scoperto. Ne parla anche Dante disquisendo sulla sua pronuncia; secondo lui si dovrebbe pronunciare Alchìmia per fare rima con sìmia.”

“Non si sa con certezza da dove provenga.”

“I primi testi, i più antichi testi che possediamo di alchimia, sono di origine greco alessandrina e risalgono al II secolo a.C. Sono legati a una particolare visione filosofica che si usa chiamare ermetica. Sono già legati a un particolare tipo di simbolismo, a un particolare tipo di tradizione, a un particolare tipo di linguaggio, che si mantiene costante nel tempo fornendo la prima caratteristica.”

“Poi, l’alchimia è indifferente al tempo.”

“Prendiamo un testo degli albori e ne prendiamo uno del 1800 o del 900, la lingua è la stessa, il simbolismo è lo stesso, l’insegnamento il medesimo. Non è successo niente. Sono trascorsi 2000 anni e nulla è cambiato. Sì, possono essere cambiati gli insegnamenti da un punto di vista formale, ogni autore può avere un suo particolare modo di porgere il messaggio, di dare il suo insegnamento, ma sostanzialmente noi ritroviamo lo stesso tipo di simbolismo, lo stesso tipo di dottrina.”

L’alchimia non è localizzata solo nel mondo mediterraneo, anche se si parla molto di più dell’alchimia occidentale.”

“È quella che conosciamo più da vicino, ma troviamo testi di alchimia in Cina, specialmente applicata alla tradizione Taoista e risalgono al grosso modo un po’ prima dell’era cristiana ed anche questi presentano una simbologia costante nel tempo. Troviamo testi di alchimia nella tradizione indiana. Troviamo testi di alchimia del mondo musulmano, specialmente a tradizione sciita e di nuovo lo stesso linguaggio, lo stesso simbolismo, la stessa fraseologia.

“Ma qual è il fine ultimo di tutto il lavoro degli Alchimisti?”

“È molto più che la mera ricerca della Pietra Filosofale, l’oggetto che la Tradizione e la leggenda vogliono possa offrire il triplice dono: il poter tramutare i metalli vili in oro, poter disporre della salute perfetta e ottenere l’accesso alla Conoscenza Universale.”

Ottenere l’oro non è importante.”

“I testi fanno chiaramente comprendere che servirebbe solo per verificare la bontà del lavoro dell’Alchimista. Infatti ha un altro nome la Pietra Filosofale: viene definita Medicina Universale, Farmaco Katolichon una medicina universale che serve per curare ogni malattia.”

Oggi, alla luce del progresso, cosa rimane di questi studi?”

“Dell’Alchimia operativa resta molto più di quanto si possa sospettare. In ambiti ristretti la materia viene ancora coltivata e sviscerata in ogni sua sfumatura più nascosta e, se oggi l’Alchimia gode ancora di un notevole quanto insospettato seguito, lo dobbiamo anche ai più recenti studi di Carl Gustav Jung e dei suoi allievi.”

“Come hai iniziato a tradurre i testi?”

Per mia comodità, volevo in italiano alcuni testi fondamentali per i miei studi. Il primo testo che ho voluto tradurre e pubblicare con la casa editrice Mirdad, anch’esso mai comparso in Italia prima, è “Ipotiposi“, di Pierre Dujol, uno studio accurato e molto utile per i ricercatori, dedicato a svelare punti chiave dell’Opera, celati nel “Mutus Liber” di Altus.”

“Poi…”

“La casa editrice torinese Psiche 2 si è dimostrata interessata a questo genere di ricerca ed è nata così la mia collaborazione con Cristian Bertello, l’editore che ha pubblicato i miei lavori, opere rare introvabili nella nostra lingua, fra questi  il “Trattato di Chimica Filosofica ed Ermetica” di anonimi, “La Grande Opera Alchemica” di Rubellus Petrinus un alchimista contemporaneo con cui ho condiviso un buon tratto del mio percorso di studi, “Cinquanta meravigliosi segreti di Alchimia” di Phaneg, “Come si diventa Alchimista” di Jollivet Castelot.”

Poi ancora, di recente…

“Ho curato la pubblicazione de: “I tarocchi Bohemienne“, di Papus un testo che mi ha fatto soffrire non poco nel tradurlo da un inglese antico, in cui sono contenuti importanti spunti per la ricerca.”

“Ora, stai lavorando ad altro…”

“Ho dato vita ad una trilogia di romanzi dedicata alla figura femminile, alla sua Magia e al suo mistero, come scrivo nella presentazione.”

Il primo nato è La cercatrice di tartufi.”

“Un racconto dedicata ad una ragazza particolare che possiede la caratteristica unica e insolita di poter annusare i tartufi meglio di un cane lagotto. Il libro nasce da un mio incontro avvenuto in ospedale con un signore distinto che parlava in modo assai forbito, ma purtroppo per lui, sofferente di disturbi della personalità.”

“Il secondo della trilogia è La tennista.”

“Una sorta di saggio sul piacere personale che per una serie di convinzioni legate a repressioni e convenzioni che la società ci impone, tendiamo a soffocare.”

Il terzo accomunato ai due precedenti è in divenire, sarà pronto per Natale.”

“Tratterà della violenza sulle donne, una tematica purtroppo attuale.”

Immagini fotografiche: Vergnano&Vergnano

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